Il clistere di fumo: un’antica pratica per la rianimazione delle vittime di annegamento
Nel XVIII secolo, la medicina britannica era caratterizzata da un fervente desiderio di scoperta e innovazione, simile a quanto avveniva nelle colonie. I trattamenti medici spesso includevano nuove sostanze portate in Inghilterra dai commercianti coloniali. I medici di Londra si trovavano di fronte a un problema inquietante noto come “morte apparente”, spesso causato da annegamenti nel Tamigi. Le terapie dell’epoca puntavano principalmente su riscaldamento e stimolazione. Con l’arrivo del tabacco dalle colonie americane, le sue proprietà stimolanti, grazie alla nicotina, furono viste come una risorsa per tali trattamenti.
La scienza medica del XVIII secolo
Alcuni secoli fa, medici e scienziati disponevano di conoscenze ed esperienze molto limitate rispetto a oggi. L’osservazione e la teoria erano fondamentali nella ricerca medica, coadiuvate dal dibattito tra pari. Il progresso scientifico avvenne attraverso numerosi errori e correzioni, suscitando spesso ammirazione moderna per la sopravvivenza dei pazienti di fronte a pratiche così sperimentali e talvolta avventate.
Il Tamigi come laboratorio a cielo aperto
Il fiume Tamigi a Londra era fonte di molti incidenti. Episodi di annegamento per incidenti in barca, scivolate sulle rive o atti criminali portavano spesso alla condizione di “morte apparente”, che si sperava potesse essere invertita con un trattamento adeguato. In caso di soccorritori pronti, si tentavano varie tecniche per rianimare la persona. Il “soffio vitale” era una soluzione comune, ma gli esperti ritenevano che il riscaldamento e la stimolazione fisica fossero altrettanto vitali. I medici londinesi Hawes e Cogan fondarono una società per incoraggiare queste pratiche, premiando le rianimazioni riuscite.
Rianimazione: dalla botte al clistere di fumo
All’inizio del XVIII secolo, uno dei metodi di rianimazione consisteva nell’uso di una vecchia botte su cui veniva adagiata la vittima. Muovendo le gambe della persona, l’aria veniva forzata dentro e fuori dai polmoni, similmente alla moderna rianimazione cardiopolmonare. Alla fine del secolo, il clistere di fumo, derivato dalle pratiche dei nativi americani, divenne una nuova moda. L’uso di una vescica di maiale, una pipa e un beccuccio, riempiti di tabacco, offriva un’altra possibile tecnica di salvataggio.
Dalla Virginia a Londra: la terapia del fumo
Come molte pratiche mediche dell’epoca, l’uso del tabacco insolava da una teoria sui suoi effetti stimolanti. Coltivato abbondantemente in Virginia, il tabacco era utilizzato sotto forma di fumo per i suoi effetti riscaldanti e stimolanti, in sintonia con le pratiche di guarigione dei nativi americani.
La nicotina come agente stimolante
Gli effetti stimolanti del tabacco, soprattutto per merito della nicotina, erano noti ai suoi utilizzatori. Per secoli, era stato impiegato per trattare sintomi come raffreddori e letargia. Di conseguenza, venne rapidamente adottato dai ricercatori come metodo per tentare di rianimare le vittime di annegamento recuperate dal Tamigi.
Metodi alternativi di somministrazione della nicotina
Poiché l’inalazione non era adatta per vittime di annegamento, i medici cercarono altre vie per somministrare la nicotina. Inizialmente, si utilizzava un rudimentale kit per introdurre il fumo di tabacco nel retto del paziente. Per ridurre il rischio di contagio dovuto al contatto diretto, vennero sviluppati kit più sofisticati, completi di tubi e dispositivi per generare fumo, nonché un soffietto per il dosaggio controllato.
Rischi per chi eseguiva il trattamento
Il contatto stretto con il paziente comportava rischi significativi, soprattutto in un’epoca di malattie infettive come il colera. La pratica del clistere di fumo esponeva gli operatori a fluidi potenzialmente infetti, un rischio forse maggiore rispetto al contatto diretto durante la respirazione bocca a bocca.
L’uso di soffietti: una soluzione più sicura
L’uso di dispositivi con soffietti offrì una somministrazione del fumo di tabacco più sicura, riducendo i rischi per l’operatore. Questo metodo consentiva inoltre di controllare meglio dose, frequenza e volume del fumo somministrato, rendendolo apprezzato tra i medici.
Nicotina e effetti cardiaci
Nel XIX secolo, gli studi di Ben Brodie rivelarono effetti negativi della nicotina sul cuore. Questo portò a un rapido declino nell’uso dei clisteri di fumo per annegamenti e altre patologie. Tuttavia, i dispositivi utilizzati per tali trattamenti trovarono un mercato tra i non professionisti per usi non medici.
Declino dei clisteri di fumo e del salasso
Nel XIX secolo, i clisteri di fumo e il salasso furono abbandonati nelle strutture mediche europee. Tuttavia, i dispositivi rimasero disponibili e con il passare del tempo si aggiunsero trattamenti controversi, fino a portare, più avanti nel secolo, all’introduzione di terapie basate sull’elettricità.