Gli effetti dell’acrofobia (paura delle altezze)
È comune provare disagio in situazioni di altezza. Molte persone avvertono nervosismo o vertigini quando si trovano in luoghi molto elevati. Tuttavia, chi soffre di acrofobia sperimenta una paura intensa e irrazionale delle altezze, che va ben oltre il semplice disagio. In molti casi, questa fobia influisce notevolmente sulla vita quotidiana della persona, tanto che il solo pensiero di trovarsi in alto può scatenare una reazione intensa. Sebbene la ricerca indichi che l’acrofobia è una delle fobie più comuni, molte delle sue caratteristiche restano ancora poco comprese.
Reazioni dell’acrofobia
Le persone con acrofobia provano una paura acuta delle altezze, spesso accompagnata da attacchi di panico o forte ansia. Se si trovano in situazioni di altezza elevata, possono diventare così agitate da non riuscire a scendere in sicurezza. Alcuni reagiscono solamente quando si trovano fisicamente in alto, mentre altri temono qualsiasi grado di altezza, anche nel semplice salire le scale, guardare da una finestra o guidare su un cavalcavia. Gli effetti fisici comprendono sudorazione, dolore al petto, nausea, vertigini e tremori. Questa fobia conduce spesso a una costante preoccupazione di evitare future situazioni in cui ci si possa trovare in alto.
Effetti fisiologici
Quando una persona con acrofobia si trova in un luogo elevato o prevede di trovarvisi, il suo sistema nervoso simpatico diventa iperattivo, attivando la risposta “lotta o fuga”. Questo meccanismo di difesa è solitamente una risposta adattativa al pericolo, ma nei soggetti acrofobici si attiva anche in assenza di un rischio immediato. Questo è intrigante, poiché in realtà non ci si può difendere fisicamente dalle altezze, se non allontanandosi.
Cause dell’acrofobia
Due principali spiegazioni cercano di definire come si sviluppa l’acrofobia: la prospettiva delle paure apprese e quella delle paure innate. Le paure apprese si sviluppano dopo un evento traumatico; ad esempio, una persona può sviluppare acrofobia dopo essere caduta da un’altezza. Le paure innate, invece, sono genetiche o evolutive; secondo questa teoria, una persona potrebbe nascere con la paura delle altezze, senza aver mai vissuto un’esperienza traumatica.
Teoria della navigazione evoluta
Un’altra spiegazione dell’acrofobia è la teoria della navigazione evoluta. Questa teoria afferma che alcuni tratti comportamentali umani si sono affinati attraverso la selezione naturale. Antichi antenati possono essere morti a causa di cadute da altezze, portando i sopravvissuti, che avevano una migliore percezione delle distanze, a trasmettere tali capacità e paure preventive alla loro discendenza. Avere una sana paura delle altezze avrebbe quindi un ruolo protettivo.
Percezione verticale
Alcuni esperti ipotizzano che la paura delle altezze sia universale, e la problematica risieda nella percezione dell’altezza. Chi soffre di acrofobia tende a percepire anche piccole altezze come più elevate di quanto siano in realtà. Tuttavia, chiunque dovrebbe avvertire cautela di fronte a grandi altezze. Uno studio ha chiesto ai partecipanti di stimare l’altezza di un edificio sia dalla base che dalla sommità, e quasi tutti hanno sopravvalutato l’altezza, con il punto di vista dal basso più accurato. Gli individui con reazioni forti alle altezze hanno dato stime meno precise, suggerendo che l’acrofobia potrebbe essere legata a problemi di percezione.
Acrofobia vs. vertigini
Il termine vertigini è spesso usato erroneamente per indicare la paura dell’altezza, ma in realtà si riferisce a una sensazione di rotazione avvertita da fermi. Diversi fattori, inclusa la visuale da un punto elevato o verso un oggetto alto, possono scatenare le vertigini. Quando la causa è l’altezza, si parla di vertigine da altezza. Invece, vertigini che derivano da movimenti, come alzarsi o camminare, sono vere e proprie vertigini.
Diagnosi
Per diagnosticare una fobia come l’acrofobia, è necessaria una valutazione da un professionista della salute mentale. Il medico generalmente chiede che tipo di reazione si manifesta quando la persona si trova in un’area elevata e come si sente quando pensa alle altezze. È essenziale essere sinceri in questo processo, menzionando anche altri sintomi di salute mentale. Gli esperti possono diagnosticare l’acrofobia se una persona evita attivamente le altezze, si preoccupa eccessivamente di esse, reagisce con paura e ha una storia di tali sintomi. La paura causata dall’acrofobia è così intensa che interferisce con la vita quotidiana e provoca ansia.
Terapie di esposizione
Uno dei trattamenti più comuni per le fobie è la terapia di esposizione. Gli esperti introducono gradualmente i pazienti a situazioni di altezza crescente. Si inizia, solitamente, con l’osservare immagini di edifici alti, proseguendo con video che simulano la visione dall’interno di tali strutture. L’obiettivo finale è che il paziente possa affrontare una scala o un’altra altura senza provare paura. Durante il processo, i consulenti insegnano tecniche per affrontare e gestire l’acrofobia. L’introduzione progressiva ad altezze maggiori permette al sistema nervoso di ridurre gradualmente la paura.
Trattamento terapeutico con la realtà virtuale
Le innovazioni tecnologiche hanno reso possibile una nuova forma di terapia di esposizione grazie alla realtà virtuale (VR). Le cuffie VR ora sono accessibili e permettono ai pazienti di affrontare altezze elevate senza pericolo reale. Un studio del 2018 ha evidenziato che la VR è più efficace della terapia di esposizione tradizionale, generando meno disagio. Gli autori notano che le cuffie VR consentono di trattarsi anche da casa. Tuttavia, è sempre consigliabile cercare il parere di un professionista prima di intraprendere un trattamento autonomo.
Farmaci
In caso di acrofobia grave, i medici possono prescrivere farmaci per alleviare temporaneamente panico e ansia, come beta-bloccanti o sedativi. Alcune ricerche suggeriscono che una combinazione di farmaci e terapia possa essere più efficace per gestire la fobia. Tuttavia, alcune meta-analisi sollevano dubbi su questa conclusione. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se i farmaci siano davvero utili oltre alla gestione a breve termine dei sintomi.