Cosa sono gli spasmi emifacciali?
Gli spasmi emifacciali sono un disturbo neuromuscolare caratterizzato da contrazioni involontarie dei muscoli di un solo lato del viso. Questi spasmi, o tic nervosi, si manifestano spesso sul lato sinistro e possono persistere per tutta la giornata e anche durante il sonno. Lo spasmo emifacciale colpisce circa 11 persone su 100.000. Questa condizione può svilupparsi in uomini e donne, ma le donne di mezza età o anziane hanno il doppio delle probabilità di esserne affette. Anche le persone di origine asiatica presentano un rischio leggermente aumentato.
I sintomi
Il sintomo iniziale dello spasmo emifacciale è generalmente una contrazione nei muscoli della palpebra sinistra. Gli spasmi possono essere così intensi da indurre lacrimazione e chiusura forzata dell’occhio. Solitamente, gli spasmi interessano un solo lato del viso, anche se in alcuni casi possono manifestarsi in modo simmetrico. Normalmente, i sintomi iniziano a comparire tra i 40 e i 50 anni.
Effetti a lungo termine
Se non trattati, gli spasmi emifacciali possono aumentare in gravità e diffondersi coinvolgendo più muscoli facciali. Gli spasmi più intensi possono estendersi dai muscoli oculari fino al mento. Quando i tic interessano i muscoli della bocca, possono farla deviare da un lato. Alla fine, tutti i muscoli del lato colpito del viso possono assumere un aspetto di cipiglio permanente. Altri sintomi includono tic all’orecchio, alterazioni dell’udito e perdita dell’udito.
Cause degli spasmi emifacciali
La causa più comune di spasmo emifacciale è l’irritazione del nervo facciale, che è il settimo nervo cranico responsabile del controllo dei muscoli del viso. Questo nervo trasmette anche le sensazioni gustative della lingua e quelle uditive dell’orecchio. Di solito, l’irritazione è causata da una piccola arteria che pressa sul nervo facciale vicino al tronco encefalico. Cause meno frequenti possono includere lesioni del nervo, traumi o tumori benigni che comprimono il nervo, oppure malformazioni vascolari congenite. Gli spasmi emifacciali possono essere ereditari, sebbene questa eventualità sia piuttosto rara.
Fattori aggravanti
Essendo gli spasmi emifacciali involontari, non possono essere prevenuti con azioni fisiche, sebbene i farmaci possano offrire un aiuto. Lo stress, la stanchezza e l’ansia possono aumentarne la gravità e la frequenza, analogamente ad altri tic involontari non associati a patologie di fondo. Per questo motivo, attività fisica regolare, una dieta equilibrata, tecniche di gestione dello stress e un adeguato riposo possono contribuire a ridurre la frequenza degli spasmi emifacciali.
Meccanismo di base
Esistono tre teorie principali che spiegano l’insorgenza degli spasmi emifacciali. La teoria della trasmissione efaptica sostiene che le arterie o altre strutture che spostano il nervo facciale causano attività elettrica anomala tra i neuroni, creando sinapsi inopportune. Una seconda teoria suppone che la compressione del nervo facciale dia origine a un’attività anomala in assoni e dendriti alla base del nervo. La teoria dell’accensione attribuisce gli spasmi facciali, insieme a perdita di udito e alterazioni sensoriali, a un feedback alterato nel nervo facciale dovuto a lesioni o compressione.
Importanza di rivolgersi a un medico
Consultare un medico al primo segnale di spasmo emifacciale è fondamentale per avviare tempestivamente la valutazione e il trattamento. In alcuni casi, gli spasmi potrebbero essere un sintomo precoce di sclerosi multipla, una malattia in cui il sistema immunitario attacca il sistema nervoso centrale. Tuttavia, la sclerosi multipla è riscontrata solo in uno o sei casi su centinaia di valutazioni per spasmi emifacciali. I medici solitamente cercano altri segnali di SM quando una persona sotto i 40 anni presenta sintomi di spasmo emifacciale.
Diagnosi dello spasmo emifacciale
La diagnosi dello spasmo emifacciale viene effettuata tramite esame fisico, anamnesi e test di imaging come risonanza magnetica o TAC e angiografia. La risonanza magnetica (RM) offre immagini dettagliate grazie a potenti magneti e onde radio. Talvolta, viene iniettato un colorante di contrasto nei vasi sanguigni per evidenziare anomalie che potrebbero comprimere i nervi facciali. L’angiogramma con risonanza magnetica è una tecnica che utilizza il colorante per ottenere un’immagine dettagliata.
Complicazioni diagnostiche
Gli spasmi emifacciali possono imitare i sintomi di altri disturbi, come la paralisi di Bell. I vasi sanguigni che circondano il settimo nervo cranico sono spesso troppo piccoli per essere chiaramente visibili tramite test di imaging. I medici utilizzano la diagnostica e l’anamnesi dei sintomi per escludere altri disturbi e cercare la causa esatta. Quando non sono evidenti altre cause, la condizione viene attribuita alla compressione del settimo nervo cranico da parte di un’arteria.
Opzioni di trattamento
Le iniezioni di tossina botulinica nei muscoli colpiti risultano efficaci nel mitigare i sintomi nello 85-95% dei casi. La tossina induce una paralisi temporanea e offre sollievo immediato, ma sono necessari trattamenti di mantenimento ogni tre-sei mesi. I farmaci anticonvulsivanti rappresentano un’alternativa terapeutica. L’intervento chirurgico, seppur una procedura unica, è più invasivo delle iniezioni o dei farmaci, che comunque offrono soluzioni meno invasive.
Decompressione microvascolare
La decompressione microvascolare è una procedura chirurgica che prevede l’apertura del cranio e della dura madre (la membrana che riveste il cervello) per esporre il nervo facciale. Il chirurgo segue il settimo nervo cranico fino alla sua origine nel tronco cerebrale e sposta l’arteria responsabile della pressione sul nervo. Viene quindi inserito un cuscinetto isolante sul nervo facciale per evitarne future compressioni e irritazioni. Questa procedura è efficace nell’85% dei casi.