10 Sintomi della Malattia di Kawasaki
La malattia di Kawasaki è una patologia che colpisce prevalentemente i bambini piccoli. Si tratta di una forma di vasculite, ossia un’infiammazione dei vasi sanguigni causata da un errore del sistema immunitario, che li attacca. Le cause di questa malattia sono ancora sconosciute, ma si ritiene che fattori genetici e ambientali possano avere un ruolo significativo. Sebbene sia una malattia grave, un trattamento tempestivo ed efficace può portare alla completa guarigione.
Febbre
Il sintomo iniziale e più diffuso della malattia di Kawasaki è la presenza di una febbre alta e improvvisa, compresa tra i 38 e i 40°C. Questa febbre, causata dall’aggressione ai vasi sanguigni da parte dell’organismo, non risponde ai farmaci antinfiammatori o agli antibiotici. Può durare almeno cinque giorni e, senza adeguato trattamento, persistere per un periodo più lungo.
Eruzione Cutanea
Uno dei sintomi iniziali della malattia di Kawasaki è la comparsa di una eruzione cutanea diffusa che emerge su schiena, torace, addome e inguine. Questa eruzione appare solitamente entro cinque giorni dall’inizio della febbre. Può manifestarsi sotto forma di orticaria, macchie o placche rosse, oppure di protuberanze lisce e rosse. Tuttavia, non comporta la formazione di vesciche né essudazione.
Occhi Rossi
L’infiammazione congiuntivale è un altro segno precoce della malattia di Kawasaki. La parte bianca degli occhi si gonfia e arrossa. Questo sintomo si manifesta poco dopo l’inizio della febbre e, pur essendo vistoso, generalmente non è doloroso. Va distinto dalla congiuntivite comune, poiché non implica la produzione di secrezioni.
Labbra e Bocca Rosse
Nella fase iniziale della malattia, il bambino può sviluppare una colorazione rossa di labbra e bocca. Questo sintomo include l’arrossamento di mucose orali e faringe o labbra gonfie e screpolate, con possibile sanguinamento. Un aspetto caratteristico è la lingua a fragola, che appare rossa, gonfia e ricoperta di piccole asperità. Piaghe o ulcere orali sono rare.
Mani e Piedi Gonfi e Rossi
Durante la prima fase della malattia di Kawasaki, le mani e i piedi possono mostrare gonfiore e arrossamenti. Questi sintomi tipici iniziano a evidenziarsi da una a tre settimane dopo l’inizio della febbre. La pelle, inizialmente indurita e dolorosa, inizia a desquamarsi dopo uno o due mesi.
Linfonodi Gonfi
Un linfonodo ingrossato nel collo, con un diametro superiore a un centimetro, rappresenta un sintomo principale della malattia di Kawasaki, presente in 80-99% dei casi. Generalmente appare su un solo lato del collo, con pelle sovrastante arrossata e il nodo percepito solidamente morbido e dolente al tatto.
Sintomi della Fase 2
Nella seconda fase della sindrome di Kawasaki, i sintomi iniziano a ridursi, ma potrebbero persistere per qualche tempo Le manifestazioni includono dolori articolari, addominali, diarrea, ittero e letargia. La transizione alla seconda fase avviene solitamente entro due settimane dall’inizio della febbre, e dipende dalla rapidità del trattamento.
Sintomi della Fase 3
Nella terza fase della malattia di Kawasaki, i sintomi sbiadiscono progressivamente fino alla loro scomparsa. In alcuni casi, la letargia può persistere per un periodo prolungato. Può essere necessario attendere fino a otto settimane per un completo recupero dell’energia del bambino. In rari casi, complicazioni possono prolungare questo processo.
Complicazioni Cardiache
La principale complicazione associata alla malattia di Kawasaki è il danno ai vasi sanguigni. Le pareti delle arterie coronariche possono indebolirsi, portando alla formazione di aneurismi che, se non trattati adequatamente, possono causare seri danni cardiaci. Altre complicazioni includono aritmie e problemi valvolari, che solitamente si risolvono entro uno-due mesi, ma talvolta possono causare danni permanenti.
Trattamento e Prognosi
Non esistono test specifici per diagnosticare la malattia di Kawasaki. La diagnosi è basata su un esame fisico e sulla valutazione dei sintomi. I bambini colpiti dalla malattia sono di solito ricoverati in ospedale e trattati con immunoglobuline per via endovenosa (IVIG) per fermare l’attacco del corpo a se stesso. Il trattamento è generalmente efficace, ma in caso di persistenza dell’infiammazione sono necessari ulteriori interventi farmacologici.