Che cos’è l’oncocercosi?

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Che cos’è l’oncocercosi?

Comunemente conosciuta come “cecità fluviale”, l’oncocercosi colpisce circa 20 milioni di persone nel mondo, prevalentemente nei Paesi africani. Sebbene possa interessare chiunque, la sua diffusione tra gli adulti subsahariani da molte generazioni incide sulle dinamiche familiari e sulle opportunità educative dei bambini in queste regioni, dove gli adulti ciechi devono fare affidamento sui più giovani anche per le attività di base. Dopo il tracoma, l’oncocercosi è la principale causa di cecità dovuta ad infezione.

Sintomi dell’oncocercosi

L’oncocercosi è classificata come una malattia che colpisce pelle e occhi: provoca forte prurito, disturbi visivi e lesioni cutanee deturpanti. In molti casi, questi sintomi possono condurre alla cecità permanente. Le manifestazioni cutanee sono causate dalla presenza di vermi negli strati profondi della pelle, che inducono una risposta infiammatoria del sistema immunitario quando i parassiti muoiono. Noduli sottopelle, che contengono i vermi, rappresentano un segno distintivo dell’oncocercosi.

Cause dell’oncocercosi

La causa dell’oncocercosi è un verme parassita noto come Onchocerca volvulus. Le mosche nere del genere Simulium ne sono portatrici. Queste mosche si riproducono lungo le rive di fiumi e torrenti, vicino a villaggi in zone remote e fertili, dove sono presenti attività agricole. Quando le mosche pungono gli esseri umani, trasmettono i parassiti nel sangue.

Fasi dell’oncocercosi

La gravità dell’oncocercosi dipende dal numero di parassiti presenti e dalla risposta del corpo dell’ospite. La malattia si sviluppa in fasi, a partire dall’oncodermatite papulare, con macchie rotonde sparse sul corpo, che possono evolvere in oncodermatite papulare cronica o iperpigmentazione. La progressione verso l’oncodermatite lichenificata comporta edema, lesioni, squamazioni, cicatrici e infezioni batteriche aggiuntive. Si arriva poi all’atrofia cutanea, con perdita di elasticità e aspetto reticolare, seguita da depigmentazione maculare e infine dal glaucoma o da altri problemi visivi.

Diagnosi dell’oncocercosi

Le infezioni leggere di oncocercosi sono comuni tra i viaggiatori che si infettano durante visite all’estero e sono più difficili da diagnosticare. La biopsia cutanea è la pratica diagnostica prevalente per la cecità fluviale, in cui un piccolo pezzo di pelle è prelevato dal paziente. Immerso in soluzione salina o altro liquido fisiologico, il campione permette l’osservazione delle larve. I medici di solito raccolgono sei campioni da diverse parti del corpo. Anche la reazione a catena della polimerasi (PCR) può essere utile per la diagnosi qualora le larve non siano visibili.

Trattamento dell’oncocercosi

Attualmente, non esiste un vaccino per prevenire l’infezione da O. volvulus. In Africa, la cura più comune è una terapia antiparassitaria con ivermectina. Nelle Americhe, si promuove un trattamento su larga scala con ivermectina due volte l’anno. In alcune situazioni, O. volvulus può coesistere con Loa loa (verme dell’occhio africano). Seppure generalmente innocuo, Loa loa può causare reazioni avverse gravi all’ivermectina, rendendo necessari trattamenti alternativi.

Concezioni errate sull’oncocercosi

Numerose sono le concezioni errate riguardo l’oncocercosi e le sue modalità di trasmissione. Una delle più comuni riguarda la convinzione che la scarsa igiene aumenti il rischio di infezione. Tuttavia, la pulizia personale non influenza la probabilità di essere punti da mosche nere infette. Un’altra falsa credenza è che l’eccessivo consumo di zuccheri possa aumentare il rischio di infezione, nonostante ciò non abbia impatto sulla diffusione della malattia. Per educare le popolazioni delle aree rurali isolate, le comunità si riuniscono per incoraggiare le persone a segnalare i loro sintomi.

Un possibile nuovo trattamento per l’oncocercosi

Un nuovo approccio al trattamento dell’oncocercosi impiega un antibiotico ampiamente disponibile a livello mondiale, noto con diversi nomi commerciali. Questo antibiotico uccide il batterio Wolbachia, dal quale i vermi adulti dipendono per sopravvivere, eliminando così il parassita. Alcuni trattamenti seguono un approccio doppiamente mirato, colpendo sia il batterio che il verme. Come per i trattamenti antiparassitari, agli individui affetti da Loa loa si sconsiglia l’uso di questo farmaco.

Fattori di rischio per l’oncocercosi

L’oncocercosi si manifesta principalmente in climi tropicali, specialmente in circa 30 paesi dell’Africa subsahariana. Il parassita è presente anche nelle Americhe, nello Yemen e nel Medio Oriente. In America, la diffusione del parassita è meno devastante e l’intervento governativo è cessato, eccetto che in alcune aree specifiche di Venezuela e Brasile. Dei 20-25 milioni di individui infetti nel mondo, circa 300.000 sono ciechi e 800.000 hanno problemi visivi. Si stima che 123 milioni di persone siano a rischio di infezione da O. volvulus a livello globale.

Prevenzione dell’infezione da O. volvulus

Purtroppo, l’unico modo per prevenire l’infezione da O. volvulus è evitare i morsi delle mosche nere portatrici del parassita. Con oltre 1.800 specie di mosche nere Simulium, questi insetti piccoli e veloci attaccano tutti i mammiferi, comprese mandrie e grandi animali. Hanno una intensa attività diurna, quindi le persone esposte a questi insetti devono coprirsi o indossare indumenti protettivi a maglia fine. Di sera, un baldacchino sul letto può aiutare a tenerle lontane. Anche repellenti specifici per insetti pungenti possono essere efficaci.

Vivere con l’oncocercosi

L’oncocercosi non è contagiosa e non può essere trasmessa attraverso il contatto umano. Inoltre, a differenza della malaria, non è una malattia mortale e, in base al numero di parassiti nell’organismo, la condizione può stabilizzarsi a diversi stadi e livelli di gravità. Con esposizioni ripetute, molti sintomi cutanei possono diventare irreversibili. L’evoluzione verso la cecità è sfortunatamente comune, soprattutto nelle generazioni più anziane che non hanno accesso alle cure mediche o all’informazione. Tuttavia, cresce la speranza che il trattamento possa diventare più facilmente accessibile.