Le complessità della claustrofobia

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Le complessità della claustrofobia

La claustrofobia è la paura degli spazi ristretti. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) la classifica come una fobia specifica, generalmente diagnosticata come un disturbo d’ansia. Le cause della claustrofobia sono molteplici e possono essere innescate da diversi fattori. Alcuni ricercatori suggeriscono che essa abbia forti legami con altre fobie.

Claustrofobia e disturbo d’ansia sociale

La claustrofobia è considerata un tipo di disturbo d’ansia sociale. Gli studiosi ritengono che tali condizioni possano derivare da alterazioni delle regioni frontali del cervello, in particolare dell’amigdala. L’amigdala è responsabile delle risposte di lotta, fuga o congelamento del corpo. La claustrofobia potrebbe scaturire da una reazione inconscia a una paura percepita.

Evitare gli spazi chiusi

La gravità della claustrofobia varia da individuo a individuo. Alcuni avvertono un’ansia lieve, mentre altri possono sviluppare ansia severa o attacchi di panico. Un modo comune per gestire la claustrofobia è quello di evitare gli spazi chiusi. Tuttavia, l’evitamento risulta controproducente, poiché tende a rafforzare ulteriormente le proprie paure.

Fattori scatenanti

Le persone con claustrofobia hanno fattori scatenanti specifici, ma alcuni dei più comuni includono gallerie, ascensori, metropolitane, bagni pubblici, aerei e autolavaggi. Anche le risonanze magnetiche rappresentano una notevole sfida per chi soffre di claustrofobia. In certi casi, l’ansia è così intensa che il solo pensiero di queste situazioni può scatenare una reazione.

I sintomi

Le persone affette da claustrofobia manifestano sintomi sia emotivi che fisici. Possono sentirsi sopraffatte dalla paura o dall’ansia e, nonostante siano consapevoli dell’irrazionalità della loro reazione, non riescono a controllarla. I sintomi fisici possono includere sudorazione, tremori, brividi, vampate di calore, nausea, “farfalle” nello stomaco, tachicardia, secchezza delle fauci e ronzio alle orecchie.

Diagnosi

Il primo passo per valutare la claustrofobia è determinare se la paura costituisca una fobia specifica o se sia una paura comune. Il medico porrà domande sull’impatto di questa paura sulla vita del paziente, sul suo sviluppo e sulle dinamiche familiari. Le fobie specifiche, come la claustrofobia, presentano un’alta prevalenza di altre condizioni, tra cui disturbo da stress post-traumatico, dipendenza da alcol, disturbo d’ansia generalizzato e ansia da separazione. Il medico potrebbe voler confermare o escludere questi aspetti per formulare un piano di trattamento efficace.

Claustrofobia e agorafobia

La claustrofobia può essere considerata una variante dell’agorafobia. Gli individui affetti da agorafobia provano ansia per paura di perdere il controllo o di sentirsi intrappolati o in imbarazzo. Questa sensazione può essere così opprimente da indurre la persona a fuggire immediatamente dalla situazione. Una fobia che si manifesta con la sensazione di non potersi allontanare fisicamente o socialmente presenta caratteristiche sia della claustrofobia sia dell’agorafobia.

Il trattamento

Il trattamento principale per la claustrofobia è la terapia cognitivo-comportamentale, in cui il paziente lavora con un terapeuta esperto per discutere le proprie paure e le convinzioni irrazionali. L’esposizione interocettiva può essere utile in alcuni casi di claustrofobia, esponendo il paziente alla sensazione fisica dell’ansia in un ambiente controllato e sicuro. Gli esiti del trattamento variano: circa il 40% delle persone ottiene benefici a lungo termine, mentre per molti altri la remissione completa non si verifica.

Farmaci

Alcuni farmaci possono trattare con successo la claustrofobia. Le benzodiazepine sono la scelta più comune. Alcuni studi suggeriscono che anche certi glucocorticoidi possono essere efficaci. Sebbene il meccanismo non sia del tutto chiaro, i glucocorticoidi vengono rilasciati naturalmente dal corpo in situazioni di stress. I pazienti che combinano la terapia cognitivo-comportamentale con un glucocorticosteroide sembrano ottenere risultati migliori.

Altre possibili cause

La claustrofobia è un disturbo d’ansia, ma può essere innescata anche da altri fattori. Eventi traumatici infantili possono predisporre a sviluppare la claustrofobia in età adulta, soprattutto se la persona ha vissuto esperienze di intrappolamento in spazi ristretti o situazioni di bullismo o abuso. I bambini con genitori claustrofobici possono essere a rischio di sviluppare a loro volta la claustrofobia, in quanto potrebbero associare gli spazi ristretti all’ansia dei genitori e alla loro incapacità di fornire aiuto.

Prognosi

Le persone affette da claustrofobia hanno un’83% di probabilità di sviluppare un’altra fobia nel corso della vita. È inoltre più probabile che presentino una forma di disturbo d’ansia cronico o altre problematiche emotive. Anche se il trattamento appropriato può dare buoni risultati, chi è affetto da claustrofobia potrebbe aver bisogno di continuare a gestire lo stress e l’ansia per tutta la vita, a seconda della severità della propria condizione.