L’ordine di nascita influisce sulla personalità?
Da secoli, l’umanità ha coltivato credenze riguardo all’ordine di nascita dei propri figli. In alcune culture, si ritiene che ogni bambino sviluppi tratti caratteriali specifici in base alla sua posizione di nascita. Per alcuni popoli, questo aspetto è determinante su come educare un figlio. Diversi studi e ricerche nel tempo hanno tentato di chiarire gli effetti dell’ordine di nascita, contraddicendo spesso le convinzioni tradizionali e confutandone molti aspetti.
Supposizioni
Una delle convinzioni più diffuse è che i primogeniti tendenzialmente siano più propensi a diventare leader dominanti. Tale opinione si basa sull’idea che i primogeniti assumano un ruolo di leadership tra i fratelli. Si pensa anche che i figli più piccoli siano generalmente più giocosi. Tuttavia, gran parte della ricerca sottolinea che questi tratti caratteriali sono influenzati da numerosi fattori, oltre all’ordine di nascita.
Implicazioni culturali
L’ordine di nascita ha storicamente influenzato leggi e consuetudini sociali. In alcune culture, si attende che i primogeniti assumano ruoli di comando e siano più assertivi. Questo può spingere alcune famiglie a orientare il loro primogenito verso carriere che favoriscano posizioni di leadership. Riguarda anche le leggi sulla successione, basate sull’idea che i primogeniti siano meglio predisposti a gestire responsabilità. Queste nozioni si estendono anche ai figli unici, come evidenziato dalla “sindrome del piccolo imperatore” in Cina, che li dipinge come viziati.
Storia delle teorie
Nell’ambito della psicologia moderna, le teorie sull’ordine di nascita sono iniziate con l’osservazione di Francis Galton nel 1874, il quale notò una predominanza di primogeniti tra i membri della Royal Society. Alfred Adler, uno psicoterapeuta, analizzò ampiamente l’argomento, descrivendo i primogeniti come “conservatori assetati di potere”, i figli di mezzo come competitivi, e i più giovani come pigri e viziati, riflettendo forse la sua esperienza personale. Nei decenni successivi, migliaia di psicologi tentarono di verificare questi concetti.
Ernst e l’angoscia
Due dei principali critici delle teorie sull’influenza dell’ordine di nascita sulla personalità furono Cecile Ernst e Jules Angst. Analizzarono la letteratura scientifica sull’argomento dal 1946 al 1980 e condussero uno studio su oltre 6.000 uomini in Svizzera. Conclusero che non vi erano prove concrete che l’ordine di nascita influenzasse la personalità, considerando le ricerche precedenti come uno “spreco di tempo”. Le loro scoperte hanno aperto la strada a ulteriori critiche.
Le teorie di Sulloway
Settant’anni dopo gli studi di Adler, lo psicologo Frank Sulloway propose la teoria delle nicchie familiari. Secondo questa teoria, i fratelli si adattano a ruoli distinti nella famiglia per ridurre la competizione. Differenze di età, forza e dimensioni porterebbero naturalmente a differenze stabili nella personalità, visibili nei tratti della personalità Big Five: stabilità emotiva, estroversione, gradevolezza, coscienziosità e apertura mentale. Secondo Sulloway, i primogeniti, essendo fisicamente più forti, sarebbero più aggressivi e meno gradevoli, mentre i nati successivamente sarebbero più estroversi e inclini al supporto sociale.
Effetti dell’ordine di nascita sui Big Five
Sulla scia delle teorie di Sulloway, i ricercatori hanno cercato di misurare l’effetto dell’ordine di nascita sui Big Five. Uno studio del 2015 pubblicato su PNAS ha analizzato oltre 20.000 persone nel Regno Unito, in Germania e negli USA, trovando che l’ordine di nascita non aveva effetti su questi tratti. Un’indagine simile dell’Association for Psychological Science ha confermato questa evidenza rispetto ai Big Five e altri tratti di personalità. Uno studio del 1998 ha trovato che molti credono nell’influenza dell’ordine di nascita e sostengono di notarne gli effetti informandosi sulla posizione di nascita, ma valutazioni oggettive spesso non confermano queste percezioni.
Altri effetti dell’ordine di nascita
Oltre ai Big Five, alcune ricerche suggeriscono che l’ordine di nascita incida su altre aree. Per esempio, i primogeniti potrebbero ottenere punteggi leggermente superiori nei test di intelligenza rispetto ai fratelli minori. Tuttavia, uno studio dell’Indian Journal of Psychological Medicine ha evidenziato che i primogeniti sono più inclini a un perfezionismo disadattivo, con un impatto negativo sul loro benessere mentale, spesso non trovando soddisfazione nei loro sforzi.
Comportamento in famiglia e in società
Una delle scoperte principali di questi studi è che le persone comportano in modo diverso in contesti familiari rispetto ad ambienti esterni. Molte ricerche hanno confrontato il comportamento tra le mura domestiche e fuori, notando che gli individui tendono a riprendere il loro ruolo familiare quando sono con i loro parenti. Questo fenomeno si estende anche a relazioni intime. Studi minori indicano che i coniugi e coinquilini nati dopo sono percepiti come più gradevoli ed estroversi dagli altri.
Fattori evoluzionistici
Alcuni effetti associati all’ordine di nascita possono essere spiegati dalla lotta darwiniana per la sopravvivenza. Prima del XX secolo, pochi bambini raggiungevano l’età adulta. Pertanto, i figli maggiori avevano più possibilità di arrivare alla maturità, contribuendo di più alla società. Al contrario, i nati più tardi spesso nascono verso la fine del periodo riproduttivo della madre, risultando più coccolati dai genitori che li considerano insostituibili, il che potrebbe spiegare la percezione di loro come viziati.
La ragione delle teorie sull’ordine di nascita
I tratti non spiegabili con logiche darwiniane potrebbero derivare dalla naturale competizione per l’attenzione genitoriale. I bambini cercano naturalmente l’approvazione e il tempo dei genitori, adottando comportamenti diversi per ottenerli: alcuni possono alzare la voce e mostrarsi prepotenti, altri mostrarsi più responsabili. L’idea che i primogeniti siano più maturi potrebbe semplicemente riflettere la differenza di età, in quanto le persone tendono a maturare con l’età e i genitori, nonostante siano consapevoli di questo fatto, fanno inevitabilmente confronti tra i figli.