Mangiarsi le unghie: Cause, effetti e trattamenti

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Mangiarsi le unghie: Cause, effetti e trattamenti

Il fenomeno di mordersi le unghie, noto come onicofagia, è un’abitudine compulsiva comune che interessa persone di tutte le età, anche se è particolarmente diffusa tra adolescenti e giovani adulti. In molte persone, l’onicofagia rappresenta una condizione di lieve entità e relativamente innocua, ma può trasformarsi in un problema significativo se protratta nel lungo termine. In situazioni gravi, il ricorso a trattamenti professionali può risultare necessario per gestire la compulsione. All’interno della comunità medica è in corso un dibattito riguardo l’origine dell’onicofagia: alcuni la considerano un fenomeno puramente psicologico, mentre altri la associano a cause fisiche.

La compulsione

Attualmente, le ricerche sull’onicofagia sono limitate. Nonostante molti considerino questa pratica un’abitudine sgradita, non è chiaro il punto in cui si passa dal semplice fastidio al rischio reale. Gli individui affetti da onicofagia patologica tendono a mordersi le unghie con maggiore frequenza, intensità e per periodi più prolungati rispetto alla media delle persone che si mordicchiano le unghie di tanto in tanto. Data l’assenza di una distinzione netta tra onicofagia patologica e non, i medici riconoscono una comprensione ancora parziale delle motivazioni che spingono i pazienti a questo comportamento. Alcuni esperti classificano l’onicofagia come un disturbo del controllo degli impulsi; altri la vedono come associata a disturbi da movimenti stereotipati, a un disturbo ossessivo-compulsivo o a comportamenti autolesionistici.

Manifestazione

Molte persone iniziano a mangiarsi le unghie intorno ai tre o quattro anni d’età. Sebbene vi siano pareri discordanti, è generalmente accettato che, mentre molti bambini e adolescenti tendono a mordersi le unghie, con l’età adulta questo comportamento tende a diminuire. Studi indicano che la prevalenza dell’onicofagia tra i bambini di età compresa tra i sette e i dieci anni varia dal 20 al 33%. Negli adolescenti, questa percentuale si alza fino al 45% circa.

Condizioni di base

Il mangiarsi le unghie in modo persistente può spesso essere collegato a una condizione o disturbo sottostante. Nei bambini, il disturbo psichiatrico più comunemente associato è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Tra le altre condizioni frequentemente diagnosticate vi sono il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo d’ansia da separazione. L’onicofagia è spesso uno dei sintomi nei bambini affetti da sindrome di Tourette. Meno frequentemente, può essere indicativa di un disturbo ossessivo-compulsivo o di depressione maggiore.

Disturbi dei genitori

Alcuni studi hanno indagato i legami tra disturbi psichiatrici dei genitori e l’onicofagia nei figli. È stato osservato che circa il 57% delle madri e il 46% dei padri con figli che si mordono le unghie presentano disturbi psichiatrici, con il disturbo depressivo maggiore come il più comune. Un’altra ricerca ha riscontrato una maggiore incidenza di onicofagia nei figli di madri con schizofrenia rispetto a quelle affette da disturbo bipolare, ma i bambini di madri con entrambi i disturbi mostravano una probabilità maggiore di mordicchiarsi le unghie rispetto ai bambini del gruppo di controllo.

Danni alla bocca

Sebbene mordersi le unghie non sia generalmente pericoloso, può causare danni alla bocca nel tempo. Le Enterobacteriaceae sono una famiglia di batteri spesso presenti nell’intestino umano, nel suolo e nell’acqua, che possono essere maggiormente riscontrati nella bocca delle persone che si mordono le unghie. Questo comportamento può inoltre portare a danni alle gengive e ai denti, come il riassorbimento radicolare apicale, dove le gengive iniziano a ritirarsi sui denti. Le persone affette da onicofagia hanno più probabilità di sviluppare questa condizione rispetto alla popolazione generale. Alcuni casi possono interessare anche le articolazioni temporo-mandibolari della mascella.

Danni alle dita

Oltre ai danni che possono verificarsi in bocca e alle gengive, l’onicofagia può causare danni anche alle dita e alle unghie. Questa abitudine può deteriorare il tessuto circostante le unghie, favorendo lo sviluppo di infezioni. In alcuni individui, l’abitudine può danneggiare in maniera significativa il letto ungueale, causando una condizione nota come “sindromede del letto ungueale accorciato”. In certi casi, l’onicofagia può paradossalmente accelerare il tasso di crescita delle unghie.

Gestione

Il trattamento dell’onicofagia richiede un approccio olistico, tenendo conto delle diverse cause e conseguenze che la caratterizzano. I risultati clinici indicano che la gestione di questa abitudine richiede uno sforzo che va oltre la semplice interruzione del comportamento compulsivo. Inoltre, poiché l’abitudine può arrecare danni fisici alla bocca, alle gengive, ai denti, alle dita e alle unghie, potrebbe essere necessaria la collaborazione tra psicologi, medici e dentisti per un trattamento efficace.

Prevenzione vs. punizione

Molti genitori adottano strategie per impedire ai loro bambini di mordersi le unghie, ad esempio applicando sostanze dal sapore sgradevole sulle dita o coprendole con nastro adesivo. Sebbene queste soluzioni possano funzionare temporaneamente, la compulsione a mordere le unghie può persistere. Utilizzare metodi punitivi come i timeout o le sculacciate può invece incrementare il comportamento ansioso e aggravare l’onicofagia nei bambini, inducendo livelli di ansia, stress e frustrazione più elevati.

Terapia cognitivo-comportamentale

Alcuni dei trattamenti più validi per l’onicofagia si basano sulla psicoterapia. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è una delle strategie più utilizzate per disturbi come ansia e depressione, e mira a rivedere i pensieri, le convinzioni e gli atteggiamenti che impediscono alla persona di affrontare efficacemente la propria condizione. Durante la CBT, i pazienti apprendono tecniche di coping per mantenere il controllo sul comportamento anche dopo la conclusione della terapia. Un’altra opzione frequentemente adottata è il training di inversione delle abitudini.

Cambiare le abitudini

Il training di inversione delle abitudini è una tecnica di trattamento comportamentale finalizzata alla riduzione di comportamenti considerati indesiderati o dannosi. Si basa su cinque componenti principali: consapevolezza, risposta alternativa, gestione delle contingenze, rilassamento e generalizzazione. Il paziente è incoraggiato a sostituire la sua abitudine nociva con una meno dannosa, come masticare una gomma. Ogni volta che si presenta l’impulso di mordersi le unghie, il paziente esegue il comportamento alternativo per almeno un minuto. Con il tempo, il terapeuta potrebbe introdurre nuovi metodi di gestione.