La storia delle piante medicinali e dei loro usi
L’erboristeria è la pratica che consiste nell’uso di piante a fini terapeutici. Per millenni, diverse culture hanno fatto ricorso alle erbe per trattare le malattie. Si ritiene che l’uomo abbia iniziato a utilizzare le erbe come medicinali già durante il Paleolitico, circa 60.000 anni fa. Nel corso del tempo, l’umanità ha studiato con attenzione le piante, annotando gli effetti delle erbe curative in diari noti come erbari. Questo processo lega la storia dell’erboristeria alle origini della medicina moderna, poiché molti farmaci contemporanei fanno uso di composti di origine vegetale.
Esempi di erboristeria
A causa della varietà di culture e lingue che hanno utilizzato l’erboristeria nei secoli, elencare ogni singola erba e i suoi effetti è complesso. Tuttavia, l’uso delle erbe è ancora diffuso in tutto il mondo. Ad esempio, i tè a base di camomilla sono noti per trattare l’insonnia, l’ansia e i problemi gastrointestinali. Il basilico sacro possiede proprietà antimicrobiche ed è impiegato per combattere le infezioni. Il crescione, frequentemente usato nelle insalate, può avere proprietà antitumorali ed è ricco di vitamina K. Nonostante ciò, la scienza moderna mette in discussione molti dei benefici attribuiti alle erbe.
L’antico erborismo
Le prime testimonianze scritte sull’erboristeria risalgono all’antica Sumeria, una delle prime grandi civiltà insieme all’Antico Egitto e alla Valle dell’Indo. Una tavoletta in argilla includeva 12 ricette per diversi farmaci contenenti circa 250 piante. Su questa tavoletta, erano citate erbe come il papavero, il giusquiamo e la mandragora. Altre culture, come quelle dell’Antico Egitto, dell’India e della Cina, possedevano erbari che descrivevano le piante, i loro usi e possibili combinazioni, consentendo una visione attuale della pratica erboristica tradizionale.
L’Egitto
Un ostacolo nella comprensione completa delle pratiche erboristiche egizie è la complessità nella traduzione dei geroglifici. Gli studiosi continuano a tentare di interpretare il significato esatto delle erbe citate nei testi egizi antichi. Il Papiro di Ebers è uno dei rari documenti che riportano gli usi medicinali delle erbe, menzionando trattamenti per i “mali degli arti” e facendo riferimento a piante come l’aglio, il salice e il ricino. Gli Egizi usavano l’aglio come antibiotico, il salice come analgesico e l’olio di ricino con vari scopi, dal lassativo al collirio.
India
I Veda, testi sacri dell’antica India, contenevano riferimenti all’uso delle erbe nella cultura indiana. La curcuma, per esempio, una pianta appartenente alla famiglia dello zenzero, è un ingrediente comune nella cucina indiana moderna, ma originariamente era usata dagli erboristi antichi come rimedio popolare. Inoltre, il pepe, usato come merce di scambio con altre culture, era considerato utile per trattare l’insonnia, le scottature, il mal di denti e altri disturbi. Curiosamente, Ramesse II, noto anche come Ozymandias, aveva le narici colmate di pepe nero durante la mummificazione.
Cina
L’imperatore Shen Nung, nel 2500 a.C. circa, compilò un libro sulle radici e sulle erbe, elencando 365 parti di piante essiccate con potenziali effetti terapeutici. Alcune di queste piante vengono utilizzate ancora oggi. Il ginseng, per esempio, è utilizzato sia in cucina che in medicina, anche se la ricerca moderna non ha ancora definito chiaramente i suoi effetti terapeutici, sebbene si suggerisca possa avere un impatto positivo sulla memoria, sull’affaticamento e sui sintomi della menopausa. La corteccia di cannella, anch’essa citata nel libro, era ritenuta avere molteplici proprietà medicinali, rendendola preziosa per il commercio.
Roma e Grecia
Sono sopravvissuti molti antichi testi romani e greci che parlano dell’uso delle erbe. Le opere più celebri includono l’Iliade e l’Odissea di Omero, che menzionano 63 piante, comprese l’aglio e il ricino. Dioscoride, un medico e botanico greco, è stato uno dei più influenti studiosi di piante. Durante i suoi viaggi con l’esercito romano, documentò molte erbe, ispirando la pratica medica nel Medioevo e oltre. I suoi scritti descrivono 657 rimedi di origine vegetale.
Diffusione delle erbe
Il commercio ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione delle erbe, rendendo disponibili anche quelle impossibili da coltivare in climi freddi o umidi. Questo ha permesso alle popolazioni slave e agli inglesi di accedere a erbe come il rosmarino e l’aglio. Sorprendentemente, l’aglio ha mantenuto la sua popolarità in molte culture, ad eccezione degli inglesi, che ne disprezzavano l’odore e il sapore e si rifiutavano di utilizzarlo a scopo medicinale. Questo disprezzo perdurò per secoli e si trasmise anche agli americani dopo la colonizzazione, portando al rifiuto dell’aglio per quasi 300 anni.
Il Medioevo
Durante il Medioevo, grazie agli studi dei primi medici, iniziarono a sorgere giardini per la coltivazione di piante medicinali. Molti monaci traducevano e copiavano gli antichi testi medici, consentendo la coltivazione di erbe nei monasteri trasformati in centri di cura. La terapia si concentrava su 16 erbe specifiche. La salvia veniva usata per migliorare le funzioni cognitive, mentre la menta era popolare per trattare l’indigestione e la nausea. Alcuni commercianti offrivano incantesimi e intrugli insieme alle erbe, facendo sì che, verso la fine del Medioevo, l’erboristeria fosse spesso associata alla stregoneria.
Prima età moderna
Gli erbari diventarono ampiamente disponibili in lingue diverse dal latino e dal greco tra il XVI e il XVII secolo grazie al lavoro dei monaci medievali. Aumentò notevolmente la domanda di farmaci composti, portando i medici a mescolare erbe con sostanze animali e altri materiali. Con il procedere della colonizzazione europea, testi ed erbe di altri Paesi divennero accessibili. Il Manoscritto Badianus, un erbario azteco, consigliava l’uso dell’ortica per epistassi ed includeva istruzioni per farmaci composti per trattare gravi lesioni come i fulmini.
L’era moderna
Il XIX secolo segnò un punto di svolta nell’uso delle piante medicinali, grazie all’isolamento di alcaloidi da piante come il papavero, lo strychnos e l’ipecacuanha. Questo processo portò all’individuazione delle sostanze chimiche responsabili dei benefici medicinali delle erbe, inaugurando la moderna “farmacia”. Con l’avanzamento della tecnologia, anche i farmaci andavano perfezionandosi. Oggi, molte organizzazioni sanitarie considerano le erbe medicinali come una forma di medicina alternativa, mentre la ricerca contemporanea mette in discussione numerosi dei presunti benefici delle erbe.