Storia e cause della malattia del sonno africana
In più di 35 Paesi africani, quasi 3.000 persone vengono infettate ogni anno dalla tripanosomiasi africana umana, comunemente nota come malattia del sonno africana. Questa patologia, presente da generazioni, non solo colpisce gli esseri umani, ma causa anche la morte del bestiame, compromettendo così i mezzi di sussistenza e contribuendo alla povertà in alcune regioni. La diagnosi della malattia del sonno africana rappresenta una sfida per i medici, poiché nella sua fase avanzata il trattamento richiede una precisione molto elevata.
Storia della Nagana del bestiame
Nell’antico Egitto, i veterinari scoprirono una misteriosa malattia che mieteva vittime tra il bestiame. Decisero di abbattere gli animali infetti, ma nei secoli successivi la nagana del bestiame continuò a rappresentare una grande difficoltà per gli allevatori. Questa condizione medica rimase un enigma fino al 1895, quando il microbiologo scozzese David Bruce riuscì a isolare l’agente causale della nagana: il Trypanosoma brucei.
Tripanosomiasi africana umana
I tripanosomi sono protozoi parassiti noti per essere patogeni per i mammiferi. La malattia del sonno africana è causata da due specie principali di questi protozoi, entrambe discendenti da T. brucei. La T. b. gambiense, o tripanosomiasi dell’Africa occidentale, fu la prima forma umana della malattia scoperta nel 1902 nel liquido spinale di un capitano di un battello a vapore in Gambia. Nel 1910 fu identificata la T. b. rhodesiense, responsabile della forma della malattia nell’Africa orientale.
Mosca tse-tse
La causa principale della malattia è il morso della mosca tse-tse, un insetto che si nutre di sangue diffuso nelle aree rurali africane. Questo insetto trasmette il parassita attraverso la sua saliva e durante il processo di prelievo di sangue, similmente a quanto avviene con le zanzare. Una caratteristica distintiva di questo parassita è la posizione delle sue ali, che si sovrappongono quando è a riposo. Un’altra peculiarità è la sua lunga proboscide, un organo a forma di ago utilizzato per succhiare il sangue.
Altri modi di trasmissione
Oltre allo scambio di saliva e sangue, la malattia può essere trasmessa in altri modi meno comuni. Ci sono stati casi di operatori di laboratorio che si sono accidentalmente punti con aghi contaminati e alcuni casi di trasmissione sessuale. Gli esperti sospettano che altri insetti che succhiano il sangue possano trasmettere il parassita, ma finora nessun caso è stato confermato.
Malattia del sonno africana: Stadio 1
La malattia del sonno africana si sviluppa in due stadi. Nel primo stadio, il parassita si moltiplica nel sangue e nei linfonodi, causando il loro ingrossamento. I sintomi includono mal di testa, febbre e dolori articolari, ma essendo molto generici spesso non vengono immediatamente associati alla malattia e possono essere trascurati finché non peggiorano.
Stadio 2
Il secondo stadio si verifica quando il parassita oltrepassa la barriera ematoencefalica. Una volta nel liquido cerebrospinale, provoca un’infiammazione nelle meningi, i tessuti che proteggono il cervello e il midollo spinale. I disturbi del sonno sono un sintomo chiave, da cui il nome della malattia, insieme a cambiamenti comportamentali e scarsa coordinazione. La transizione dal primo al secondo stadio varia: per la rhodesiense può avvenire tra tre e otto settimane, mentre nei casi di gambiense potrebbe richiedere da uno a un anno e mezzo.
Diagnosi
Esistono tre metodi per diagnosticare la malattia del sonno africana. Oltre alla verifica dell’ingrossamento dei linfonodi, i medici eseguono un semplice esame del sangue. Tuttavia, questo test è in grado di rilevare in modo preciso solo il parassita dell’Africa occidentale. Altri test di fluidi corporei, come il liquido cerebrospinale e il midollo osseo, forniscono una diagnosi più conclusiva e aiutano nella definizione dello stadio della malattia.
Relazione con la tripanosomiasi americana
Il Trypanosoma cruzi è il parassita responsabile della tripanosomiasi americana, nota anche come malattia di Chagas, diffusa principalmente in America centrale, meridionale e negli Stati Uniti. Appartiene allo stesso genere della tripanosomiasi africana umana, ma è meno infettivo. Diversamente dal T. brucei, che penetra nel corpo tramite il morso della mosca tse-tse, il T. cruzi è trasmesso attraverso le feci dell’insetto noto come “insetto baciatore” (famiglia Reduviidae), quando defeca su o vicino a ferite aperte o punture.
Trattamento
Il trattamento della malattia del sonno africana è complesso e i farmaci utilizzati presentano alta tossicità e modalità di somministrazione impegnative. Attualmente, sono disponibili circa cinque farmaci per il trattamento dell’infezione. Due di questi sono utilizzati solo durante il primo stadio della malattia. Un antibiotico nitrofurano combinato con una crema a base di cloridrato è efficace nel secondo stadio, ma esclusivamente per la forma gambiense. Infine, un farmaco a base di arsenico trivalente, considerato una misura estrema, è impiegato solo nello stadio avanzato della malattia. Nonostante tali complessità, in media il 95% delle persone diagnosticate guarisce, sebbene il successo dipenda dai tempi e dai farmaci utilizzati.
La prevenzione
Finché non sarà sviluppato un vaccino, la prevenzione resta la strategia più efficace per gli abitanti e i viaggiatori nelle regioni colpite dalla tripanosomiasi africana umana. Si consiglia di evitare le aree cespugliose durante il giorno, dato che disturbare le mosche le induce a mordere. È meglio utilizzare abbigliamento dai colori poco vivaci e applicare repellenti che contengano olio di limone ed eucalipto o altri ingredienti attivi per una protezione efficace della pelle. Abiti trattati con repellenti offrono un’ulteriore protezione.